Possiamo salvare l'economia con immunità di gregge? [Spoiler alert: No]

Siamo nel pieno di una epidemia di "rimozione dell'epidemia di COVID-19":

  1. Luglio: "non ce n'è coviddì" - ce n'era
  2. Agosto: "sappiamo come curarlo" - non lo sapevamo
  3. Settembre: "le terapie intensive sono vuote" - le terapie intensive si sono riempite
  4. Ottobre: "non è come a Marzo" - sta diventando come a Marzo

Non ne azzeccano una, ma compensano con la fantasia.

E ora che il governo inizia ad aumentare le restrizioni, si può già scommettere sul tema di Novembre "infettiamoci tutti, salviamo l'economia".

Come nei casi precedenti basta poca matematica di base per rendersi conto che non c'è una vera scelta tra salute pubblica ed economia.

La matematica dell'immunità di gregge

Per prima cosa elenchiamo esplicitamente le assunzioni che useremo, ordinate per incertezza crescente:

  1. la popolazione italiana è di 60 milioni di persone
  2. ogni anno (normale) in Italia muoiono circa 650.000 persone
  3. intorno al 5% degli infetti da SARS-CoV-2 sviluppa sintomi gravi o critici
  4. circa lo 0,6% delle persone contagiate muore in media una settimana dopo il tampone
  5. circa 3 milioni e mezzo di persone sono già state infettate da inizio epidemia a oggi e sono immuni
  6. da inizio Ottobre i contagi giornalieri raddoppiano circa ogni 7 giorni
  7. il sistema sanitario riesce a identificare solo circa la metà dei positivi reali

Ciascuna di queste assunzioni è ragionevole, le fonti sono ISTAT, ISS, Protezione Civile e mie elaborazioni sui dati, e il quadro qualitativo è piuttosto robusto rispetto a piccole variazioni.

Immaginiamo di tenere il quadro normativo al DPCM del 18 ottobre 2020, mascherina anche all'aperto, ma locali aperti la sera, palestre, libertà di circolazione, etc. e conseguentemente i contagi a raddoppiare ogni settimana.

Oggi domenica 25 Ottobre abbiamo 21 mila nuovi casi identificati, 128 decessi e, abbiamo assunto, 3 milioni e mezzo di persone già immuni. I positivi reali sono il doppio dei nuovi casi quindi circa 42 mila di cui circa lo 0.6% morirà domenica della settimana prossima circa 252, che è compatibile con il doppio dei decessi di oggi. Per finire circa il 5% dei positivi reali, poco più di 2 mila persone, sono casi severi o critici che dovranno almeno passare in ospedale.

Con i numeri attuali sia i reparti COVID che soprattutto i reparti di terapia intensiva sono già sotto stress. Ma proviamo a lasciar scorrere il tempo.

Nello scenario auspicato da chi non vuole il lockdown, domenica prossima 2 Novembre tutto raddoppia, 84 mila infezioni, 42 mila nuovi casi identificati, 4 mila e 200 persone che cercheranno di accedere al pronto soccorso, e circa 250 decessi in un giorno. Sommando le infezioni di tutta la settimana il totale delle persone esposte al virus da inizio epidemia è arrivato vicino a 4 milioni, ma ancora lontanissimo dal 30-40% della popolazione che serve a rallentare la diffusione che quindi continua a raddoppiare ogni 7 giorni.

Ma se il sistema ospedaliero era sotto stress con 2 mila ingressi, figurarsi ora con 4 mila richieste di ingresso al giorno e l'accumulo di pazienti di una settimana.

E questa è solo la prima settimana.

Proviamo a immaginare che non ci siano interventi e quindi a lasciare libero il raddoppio per un altro paio di settimane, avremmo:

9 Novembre, 168 mila infezioni, 84 mila nuovi casi (se mai si riuscissero a tamponare tutti), 8 mila ingressi e 500 decessi sicuri. E ancora solo 4 milioni e 800 mila immuni.

16 Novembre, 336 mila infezioni, 168 mila nuovi casi, 16 mila ingressi e 1000 decessi sicuri. E ancora 6 milioni e 600 mila immuni.

Solo nella settimana del 16 Novembre ogni giorno necessiterebbero accesso in ospedale più pazienti di quanti sono in ospedale oggi!

In una condizione del genere l'intero sistema sanitario è collassato, come è successo a Nembro e Alzano Lombardo a inizio Marzo, con l'aggravante che a Marzo gli ospedali vicini in situazioni di minore emergenza hanno potuto dare supporto, mentre qui stiamo parlando di sanità al collasso in tutta Italia quasi contemporaneamente. Oltre ai decessi da COVID "normali" ora iniziano a morire persone che in condizioni normali si sarebbero potute salvare semplicemente con un po' di ossigeno.

E siamo arrivati a mala pena a infettare il 10% della popolazione.

A Nembro l'epidemia s'è spenta da sola quando ha raggiunto circa il 50% della popolazione, quasi tutti in un paio di settimane e soprattutto quando l'intera popolazione, malati e sani, s'è rinchiusa in casa col terrore del virus.

In queste condizioni anche senza obblighi del governo, la scelta razionale delle persone è di non rischiare e rimanere tappati in casa il più possibile. Prendete tutte le storie raccapriccianti che si raccontano nel bergamasco e applicatele a tutta Italia.

Quando questo succede, le condizioni sono più o meno identiche a quelle di un lockdown, nessuno esce di casa se non per motivi urgenti, l'economia collassa anche peggio che con il lockdown governativo, i contagi iniziano a scendere ma la livelli più alti quindi per più tempo e senza un servizio sanitario funzionante la mortalità, non solo COVID, schizza verso l'alto.

E ricordiamo ci sono ancora 53 milioni di persone suscettibili in Italia e decine di milioni da infettare prima di raggiungere una qualche forma di immunità di gregge.

A questo punto non ci sono alternative a ridurre drasticamente il numero di contatti con le altre persone, per legge o per paura.

Si poteva fare molto meglio, come in Sud Corea, ma sarebbe servito credere a chi diceva che l'epidemia era una cosa seria.


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