Il secondo indicatore che seguirò per la fase 2

L'altro ieri ho illustrato le caratteristiche di quello che a mio parere è l'indicatore più interessante per capire come stia andando la cosiddetta fase due e oggi presento un secondo indicatore che mi sembra utile.

Il rapporto tra nuovi positivi e tamponi analizzati ogni giorno intende misurare quanto sia facile o difficile trovare nuovi casi nei focolai esistenti e con l'infrastruttura di test esistente.

Un'altra informazione interessante sarebbe stimare quanto l'infrastruttura di test esistente sia "proporzionata" alla dimensione del problema da monitorare. Nel mondo ideale mi interesserebbe il rapporto tra i tamponi analizzati giornalmente e i casi confermati attuali (totale positivi, nei dati della Protezione Civile), ma i "casi confermati" sono proprio il dato di cui mi fido di meno perché sembra sistematicamente sottostimate di un fattore almeno 10. Inoltre, utilizzandolo tenderebbe a dare una visione più rosea proprio delle regioni che sottostimano di più e che quindi stanno andando peggio.*

Il numero di pazienti ospedalizzati è probabilmente un indice più affidabile della diffusione del virus nella comunità rispetto al numero di "casi confermati" e possiamo usare direttamente quello nella costruzione del nostro indicatore.

Dunque come indicatore intendo usare il rapporto tra "la dimensione dell'epidemia" rappresentato dal numero di pazienti attualmente ospedalizzati, e il "l'impegno profuso nel contenerla" rappresentato dal numero di tamponi analizzati ogni giorno. In risultato non ha un significato intuitivo, ma più è piccolo più una regione è in grado di testare "molto" rispetto alla dimensione dei focolai che sta monitorando. Vediamo i valori storici di questo indicatore, per capire cosa aspettarci.

Anche in questo grafico Lombardia e Veneto sono agli estremi opposti delle possibilità.

Il Veneto la picco della crisi sanitaria a cavallo tra Marzo e Aprile contava meno di 2.000 pazienti nei propri ospedali e aveva la capacità di testare quasi 6.000 persone ogni giorno, mantenendo il rapporto intorno a 0.25. In questo momento sono ancora in ospedale circa 750 pazienti e sono analizzati oltre 8500 tamponi al giorno, per un valore minore di 0.1.

All'altro estremo in Lombardia nella seconda metà di Marzo eseguiva lo stesso numero di tamponi, circa 6.000, ma con 12.000 pazienti in ospedale raggiungeva un valore di circa 2. Oggi con quasi 6.000 pazienti tutt'ora ospedalizzati sono eseguiti poco meno del doppio dei tamponi, 10.500 ogni giorno e ha un valore poco supra a 0.5. Tuttora peggiore del peggiore valore storico del Veneto!

Anche in questo caso sembra che si formino dei cluster di regioni, e questo ci suggerisce che l'indicatore abbia la capacità di caratterizzare diverse strategie di contenimento.

E ora finalmente ho due numeri che a mio parere sono interessanti per costruire una piccola dashboard.

Il rettangolo verde contiene le regioni che eseguono molti test rispetto alla dimensione dei focolai che stanno tracciando e trovano comunque pochi nuovi positivi. In questa zona, dove si collocano la maggior parte delle regioni, incluse tutte quelle che non mostro, in questo momento il sistema sembra funzionare e il contagio per ora sembra destinato a diminuire.

Le regioni all'esterno del rettangolo verde sono quelle in difficoltà.

Il Molise è passato in pochi giorni da essere una della regioni con minore allarme a un caso nazionale a causa di un unico funerale in cui non si sono rispettate le regole di distanza che ha acceso un focolaio nella comunità Rom di Campobasso. I numeri assoluti sono ancora bassi, ma l'episodio di Campobasso mostra esattamente quali rischi si corrano ad abbassare la guardia.

Ben più preoccupanti sono le condizioni delle altre regioni fuori dalla zona verde e in particolare della Lombardia che ha il peggiore punteggio in entrambi gli indicatori. Queste regioni stanno facendo meno tamponi delle altre, rispetto alla dimensione del problema che si trovano ad affrontare, e nonostante ciò riescono a trovare più facilmente dei nuovi positivi.

Ma la cosa più importante da seguire però è l'evoluzione nel tempo di questi indicatori, e la definizione di successo è che entrambi devono diminuire nel tempo e raggiungere esattamente zero.

Nel prossimo articolo aggiungerò una semplice visualizzazione dell'evoluzione temporale in modo da completare la mia semplice dashboard.


Se hai trovato interessante questo articolo ti consiglio anche: Il primo degli indicatori da seguire durante la fase 2

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Note:

* Tanto per dare un'idea di quanto sia stato sottostimato il dato dei "casi confermati" grafico qui sotto il rapporto tra pazienti ospedalizzati o in terapia intensiva e il numero dei "casi confermati" per le solite tre regioni più colpite nella fase iniziale.

In Lombardia nella prima metà di Marzo oltre il 60% dei casi di COVID-19 risultava in ospedale secondo i dati "ufficiali" quando le statistiche di tutti gli ambienti controllati danno una percentuale dell'ordine del 10% di casi gravi. Come nel Veneto dopo lo scalino dovuto all'ultima revisione dei dati.

Se aggiungiamo il ritardo temporale tra infezione e ospedalizzazione è facile costruire stime dei pazienti "realmente positivi" durante la fase di crescita esponenziale a Marzo due ordini di grandezza maggiori dei "casi confermati" ufficiali.