Ci sono tre specie di bugie: le bugie, le bugie sfacciate e le statistiche

There are three kinds of lies: lies, damned lies, and statistics.

La frase, erroneamente attribuita al primo ministro inglese Benjamin Disraeli, è stata resa celebre da Mark Twain per sottolineare come l'uso di numeri e percentuali renda più persuasive le menzogne.

Più in generale alcune delle regole della statistica sono abbastanza controintuitive ed è piuttosto facile commettere errori logici e arrivare a conclusioni fuorvianti senza neanche l'intenzione di mentire, ma semplicemente desiderando fortemente di arrivare a un certo risultato.

Usando la statistica a sproposito "dimostrerò" che il coronavirus non è poi così pericoloso e poi, usandola correttamente, che è invece una emergenza sanitaria e sociale.

Quello che sappiamo del COVID-19

Quello che sappiamo della malattia viene dai focolai meglio studiati, la Corea del Sud, le province cinesi ad eccezione di Hubei e la nave Diamond Princess.

In questi casi la mortalità è stata minore dell'1% e concentrata nella fascia di popolazione con salute già compromessa da altre patologie, in particolare gli anziani. Inoltre una percentuale di circa il 50% dei positivi non presenta sintomi e tra i pazienti che sviluppano la COVID-19 un 20% la manifestano in forma grave.

Nella maggior parte dei Paesi avanzati, quelli in cui "si muore di vecchiaia", la mortalità annua è di circa l'1% ed è concentrata nella stessa fascia di popolazione, anziani con patologie.

La statistica usata a sproposito: il COVID-19 non è poi così pericoloso, non serve contrastarlo

Se ho capito bene questo era il ragionamento dietro alla posizione iniziale del governo Inglese e di altri Paesi del nord. Salvo poi rendersi conto del grave errore.

Il nostro pessimo ragionamento statistico è: anche ammettendo che il 100% della popolazione si ammali di COVID-19 quest'anno, alla peggio il numero di morti sarà il doppio del normale, ma più probabilmente sarà un po', ma non troppo, più alto del solito, poiché la maggior parte delle persone che moriranno di COVID-19, ultra-ottantenni con acciacchi vari, sarebbero probabilmente morte ugualmente per via delle altre patologie. Dunque non vale la pena di sovvertire la vita e l'economia del Paese per cercare di fermare o rallentare il contagio.

Trovato l'errore logico?

L'errore è nel confronto temporale.

Nella fase iniziale dell'epidemia il contagio da coronavirus SARS-CoV-2 si diffonde esponenzialmente nella popolazione e, in totale assenza di misure di controllo, si può stimare che il numero di persone infettate raddoppi circa ogni due giorni (2.3 giorni in Lombardia, 1.7 in Spagna, etc).

Un Paese con una popolazione di 64 milioni di persone come il Regno Unito che adottasse una politica di "contrasto zero" si troverebbe ad avere un milione (2^20) di infetti 40 giorni dopo l'arrivo del "paziente zero" e circa la metà della popolazione infetta dopo altri 10 giorni. A questo punto la crescita esponenziale si fermerebbe per mancanza di persone da infettare.

Assumendo che il 50% delle persone infettate manifesti sintomi e un 20% dei sintomatici necessiti di cure ospedaliere, dalla somministrazione di ossigeno alla ventilazione polmonare, il nostro Paese a "contrasto zero" si troverebbe con quasi 30 milioni di persone malate per almeno due settimane, e tutte contemporaneamente, e quasi 3 milioni di queste sarebbero in gravi condizioni di salute e a rischio della vita.

In condizioni del genere la mortalità non è affatto l'1% in particolare in condizioni di sostanziale paralisi di tutto il Paese.

Fortunatamente sembra che tutti i governi che inizialmente avevano paventato di limitare al minimo le azioni di contrasto alla diffusione del virus si siano fatti i conti un po' meglio.

La statistica usata a proposito: il COVID-19 è una emergenza sanitaria e sociale

Dunque la malattia COVID-19 non presenta enormi rischi individuali, non rischiamo certamente di morire tutti di coronavirus, a patto di riuscire a mantenere la diffusione del contagio entro i limiti gestibili dal sistema sanitario.

D'altra parte ora che si è diffuso in tutto il mondo eradicare il virus è sostanzialmente impossibile, quindi l'unica strategia possibile nel breve termine è trovare una forma di "convivenza" e rallentare il contagio della malattia abbastanza da non mandare in crisi gli ospedali.

Questo è il concetto dietro alle infografiche sull'appiattimento della curva.

Una rappresentazione realistica della capacità dei sistemi sanitari 

I sistemi sanitari di ciascun Paese sono già dimensionati in modo da assistere quell'1% della popolazione che è maggiormente a rischio e che naturalmente muore di altre cause ogni anno, l'obbiettivo sarebbe di appiattire la curva in modo che l'epidemia faccia il suo corso infettando la maggior parte della popolazione su un arco temporale di almeno un anno, in modo che tutti pazienti possano ricevere le cure necessarie.

Il nostro buon ragionamento statistico è: per mantenere un tasso di diffusione della malattia sufficientemente basso dobbiamo tenere tutte le "persone contagiose" il più distanti possibile dalle altre, per l'anno o più che ci vorrà a far ammalare tutti o quasi in modo controllato.

Il blocco totale alla circolazione imposto in Cina e ora in Italia ha l'obbiettivo di allontanare tutte le persone le une dalle altre, non solo quelle contagiose. È un metodo che si può implementare nel brevissimo periodo e promette di essere efficace, ma il danno collaterale di distruggere l'economia, la vita sociale e la sanità mentale di un intero Paese non è per niente trascurabile.

Quindi ora va individuata la strategia di medio e di lungo periodo per tenere la campana bella larga. La strategia proposta dall'OMS è di rintracciare tutte le persone "contagiose", tutte le persone che potrebbero esser contagiose e tenere loro, e solo loro distanti dal resto della società e in particolare dalle fasce più a rischio.

Non è facile, ma le alternative sono peggio. Molto peggio.


Oggi è uscito questo video di un medico-youtuber di Londra che spiega in dettaglio e in maniera molto più equilibrata, informata ed eloquente di quanto possa fare io, quali sono i rischi del COVID-19 e a cosa servono le misure estreme di quarantena collettiva.

È esattamente quello di cui parlo sopra

Incidentalmente, Dr Rohin Francis era in prima linea in un ospedale di Londra fino a tre giorni fa quando si è ammalato di COVID-19. Quindi il video lo fa dalla stanza del figlio in cui è in quarantena per le prossime settimane.

Non vi perdete il finale in cui canta le lodi dell'ospedale di Bergamo e in particolare del reparto di terapia intensiva "a confronto del quale la maggior parte degli ospedali sembrano il gioco dell'allegro chirurgo".