Ha ancora senso guardare i dati della Lombardia e quindi quelli nazionali?

A Marzo abbiamo cercato di interpretare dati che si sono rivelati avere poco o nulla a che fare con la realtà, ma c'è la speranza che ora migliori.

Un articolo del Corriere di qualche giorno fa riporta la semplicissima analisi statistica fatta da Claudio Cancelli, sindaco di Nembro uno dei comuni più colpiti dall'epidemia vicino Bergamo.

Tra gennaio e marzo ci sono stati a Nembro 158 decessi, contro una media storica di circa 35. Ovvero in corrispondenza dell'epidemia di COVID-19 ci sono stati ben 123 decessi più della media. Ma solo 31 morti sono classificate ufficialmente come causate da COVID-19, in quanto certificate da un test. I restanti 92 decessi, che come si deve in figura seguono perfettamente l'andamento dell'epidemia, non sono contati.

Gli autori ripetono la stessa analisi per altri comuni del Bergamasco e in tutti quanti il surplus di decessi è tra 4 a 10 volte di più del dato ufficiale.

Come riportato anche da Isaia Invernizzi sull'Eco di Bergamo solo nel comune di Bergamo ci sono stati a marzo oltre 600 morti in più della media con solo una cinquantina classificati come COVID-19.

Elaborazione di Isaia Invernizzi pubblicato sull'Eco di Bergamo

I dati sui decessi totali comune per comune non sono pubblici in tempo reale e sarà possibile fare una conta realistica dei morti per COVID-19 solo una volta che lo saranno.

Il fatto che nei comuni più colpiti ci siamo molti più morti di quelli ufficiali, non un 10% in più, ma fino a 10 volte di più, getta un'ombra su tutto ciò che sappiamo sulla situazione nell'epicentro dell'epidemia. Non sappiamo quanti sono i casi di persone che muoiono in casa perché non ci sono ambulanze per trasportarle in ospedale e non vengono testate perché la procedura è di eseguire il tampone solo a chi muore in ospedale.

Proprio nei comuni dove è maggiore il numero di casi gravi e di decessi la sanità pubblica è stata sopraffatta dall'ondata di malati, in maniera che nemmeno si è riusciti a tenere il conto della catastrofe. E poiché un analisi non può essere migliore dei dati su cui si basa anche io ho preso una brutta cantonata quando interpretavo i dati Lombardi come positivi.

Ma l'analisi fatta a Nembro è il primo vero segno della fine dell'emergenza.

I decessi hanno raggiunto un picco estremamente pronunciato intorno al 20 Marzo e stanno diminuendo molto rapidamente, indicando che il numero di infetti almeno in quel comune ha raggiunto il massimo un paio di settimane prima (5 giorni di incubazione più 9 giorni tra la comparsa dei primi sintomi e la morte secondo l'ISS) quindi intorno ai primi di Marzo.

A Nembro 128 deceduti "anomali" pesano per circa l'1% della popolazione, una cifra compatibile con la diffusione del virus in quasi tutta la popolazione.

Non sappiamo quindi se a bloccare il contagio siano state le misure di contenimento o semplicemente se l'epidemia abbia fatto il suo corso e potremo saperlo solo se e quando faranno uno studio epidemiologico.

Ma ora abbiamo molti elementi di conoscenza:

  • a Marzo nei comuni più colpiti la situazione sanitaria era fuori controllo e praticamente tutti i dati ufficiali sono totalmente inaffidabili,
  • questo compromette anche l'affidabilità dei dati aggregati regionali almeno di Lombardia e dell'Emilia Romagna,
  • l'emergenza sanitaria ha raggiunto e superato il picco almeno nei comuni colpiti per primi, non sappiamo se per saturazione o per contenimento,
  • assumendo che il lockdown abbia rallentato fortemente la diffusione del virus nel resto del Paese e che le regioni del centro sud non siano in altrettanta crisi, possiamo provare a interpretare i loro dati regionali, ma con una doppia dose di scetticismo,
  • ancora nell'assunzione che il lockdown abbia funzionato anche i dati provenienti dalle regioni del nord dovrebbero iniziare a migliorare di qualità.

Il problema profondo con l'inaffidabilità dei dati è che come Paese stiamo prendendo decisioni molto importanti, come il blocco di tutte le attività produttive non essenziali, praticamente alla cieca.

In guerra conoscere la posizione e la consistenza delle forze del nemico è uno dei fattori decisivi per la vittoria. Non si può lasciare l'intelligence in mano a burocrati che tutti i pomeriggi ci portano numeri che sanno benissimo non rappresentano la realtà.